Nonno Livio E La Sua Pasqua
In una casetta di campagna vivevano nonno Livio e nonna Lisetta. Essi conducevano una vita serena e umile. Un giorno la nonna volò in Cielo e diventò una stella splendente. Nonno Livio restò solo e più passava il tempo e più era inconsolabile. Un giorno Luigi, il suo unico figlio, lo portò a casa sua in città perché non voleva che vivesse da solo data l’età.
Per lui fu un vero dramma perché non voleva lasciare il suo mondo, le sue amicizie, le sue abitudini e soprattutto abbandonare la sua amata campagna. In quel luogo era felice perché viveva libero e a contatto della natura. Amava la terra ed era fiero di se stesso quando metteva sulla sua tavola quei prodotti genuini e saporiti che aveva coltivato con le sue mani. I primi tempi per lui furono difficilissimi perché non riusciva ad adattarsi a quel nuovo ambiente e… poi la nostalgia del suo luogo natio era struggente in lui.
Grazie al suo nipotino Pinuccio però con il passare del tempo si abituò alla nuova vita. Il nipotino lo amava moltissimo ed era sempre premuroso ed affettuoso nei suoi confronti. Quando lo vedeva malinconico subito lo distraeva dai suoi tristi pensieri invitandolo a giocare con lui o lo conduceva al parco e lì seduti uno accanto all’altro chiacchieravano piacevolmente.
Pinuccio, molte volte, chiedeva al nonno di parlargli della sua infanzia perché aveva capito che egli era felice solo quando parlava di quei tempi lontani o quando ricordava momenti importanti della sua vita passata.
Mancavano pochi giorni alla Santa Pasqua e nonno Livio sembrava perso nei suoi pensieri, assente e con la testa tra le nuvole. Pinuccio, con la sua spiccata sensibilità, capì subito che egli stava pensando a quelle lontane Pasque che aveva trascorso con nonna Lisetta, con il suo adorato figliolo e con tutti i suoi parenti.
Il nipotino cerca allora di riportarlo alla realtà ponendogli una domanda:
- Nonnino perché non mi racconti come trascorrevi la Santa Pasqua quando tu eri piccino come me?
- Il vecchietto dopo un momento di esitazione e un sospiro risponde: – Nipotino mio, la mia Pasqua era molto diversa dalla tua. Questa festa si trascorreva non da soli, ma insieme alla famiglia ed ai parenti. Ricordo che quando venivano i miei cuginetti dalla città a casa mia per trascorrere la Santa Pasqua io ero al settimo cielo perché potevo giocare con loro e combinare delle birichinate. La mattina di Pasqua poi era bello cercare insieme a loro le uova sode, nascoste dalla mamma e dalla nonna in casa o nel prato vicino.
- Pinuccio poi rivolgendosi al nonno:- Quando eri piccolo c’erano le uova di cioccolato?
- Il nonno lo informa: – Ai miei tempi non c’era il benessere di oggi. Noi avevamo poche cose, il cibo era scarso e talvolta mancava sulla tavola. Soldi ne giravano pochi per questo si compravano solo le cose essenziali. Le uova di cioccolato c’erano, ma non erano alla nostra portata perché erano considerate un lusso, destinato solo ai ricchi.
- Nonno Livio dice al nipotino che lui viveva la Santa Pasqua con un senso di malinconia e di contrizione perché pensava a Gesù che per salvare noi doveva patire tante sofferenze e morire. Il Venerdì Santo quando andava in chiesa con tutta la sua famiglia e vedeva Gesù con la corona di spine sul capo e tutto il suo corpo pieno di sangue piangeva e nel profondo del suo piccolo cuore sentiva un grande dolore.
Pinuccio domanda ancora al nonno cosa gli manca di più della sua Pasqua.
Il nonno pensa un po’ e dice al nipotino che gli mancano gli odori, i suoni e i sapori di una volta. Il pane croccante, saporito, cotto al forno a legna e quel suo profumo inconfondibile che si diffondeva nell’aria e faceva venire l’acquolina in bocca.
- Gli manca anche la spensieratezza di allora, la compagnia di quegli amici cari d’infanzia e la gioia che provava all’annuncio del Cristo Risorto. Nonno Livio continua dicendo che gli manca tanto quel magnifico falò che veniva allestito sul sagrato della chiesa. Era bello stare intorno a quel fuoco scoppiettante in un muto silenzio che veniva rotto solo dal suono delle campane che annunciava la Resurrezione di Cristo. Nonno Livio infine dice al nipotino che la Domenica di Pasqua era un giorno tanto atteso e fantastico, non solo per i bambini, ma anche per i grandi perché finalmente potevano mangiare a sazietà tante pietanze succulenti della tradizione e quei dolci squisiti, preparati in casa dalla mamma e dalla nonna. Ma era entusiasmante alla fine del pranzo pasquale ascoltare i commensali quando erano ormai brilli cantare le canzoni della loro giovinezza. Noi bambini al ritmo di quel canto stonato ci mettevamo a ridere ed a ballare.
- Oggi la Pasqua non è sentita come nel passato e non tutti la trascorrono con la famiglia. Molti se ne vanno in vacanza, altri la trascorrono con gli amici. Dobbiamo invece ritornare a quelle vecchie tradizioni che ci hanno tramandato i nostri nonni ed i nostri genitori per non dimenticare le nostre radici ed il passato. In questa festa dobbiamo rivivere e ripercorrere il viaggio doloroso intrapreso da Gesù per aprire a tutti noi la via del Cielo e per donarci l’eternità e la salvezza. Solo così vivremo la vera Pasqua del Signore e capiremo l’immenso amore che Gesù nutre per tutti noi.