La Rana Sandrella
Mamma rana ha deposto nello stagno le sue uova che, dopo tanta attesa, si sono schiuse. Sono nate delle larve che, dopo poco tempo, si sono trasformate in piccoli esseri: i girini. Essi sembrano pesciolini che guizzano felici nell’acqua. Possiedono una lunga coda che con il passare del tempo si accorcerà sempre più fino a scomparire. Mamma rana è così soddisfatta perché al primo sguardo le sue creature sembrano sane, carine e sveglie. Ma, osservandole meglio, si accorge che l’ultima nata, Sandrella, è diversa dalle altre. I suoi occhi sono piccolini e una delle due zampette anteriori è più corta dell’altra. Le sorelline la prendono in giro e mettono spesso in ridicolo i suoi difetti. Sandrella, a volte, non dà peso a quello che dicono, altre volte, invece, si va a nascondere nel fondo dello stagno dove l’acqua è melmosa e piange e si dispera. Se ne sta là tutta sola e, anche se la mamma la chiama, ella fa finta di non sentirla. Povera Sandrella, nessuno vuole giocare con lei e tutti l’evitano perché è diversa e non può fare le stesse cose che fanno gli altri. Non può nuotare velocemente e nemmeno fare grandi saltelli. Per questo, quando va sulla terraferma, si muove così goffamente da suscitare ilarità in chi l’osserva.
La ranocchietta è molto sensibile e soffre tanto quando tutti la deridono e la mortificano.
In quel luogo non si sente né amata né compresa e vorrebbe fuggire da lì per lasciarsi dietro le spalle tutta quella cattiveria che gli abitanti dello stagno hanno dimostrato nei suoi confronti. Nessuno capisce la sua sofferenza e la solitudine nella quale è stata relegata. Non c’è un essere di quel suo mondo che si accosti a lei per comprenderla o ad accettarla così com’è, offrendole amicizia ed affetto. Solo mamma rana, quando la vede triste, cerca di consolarla dicendole che, a volte, i difetti si possono trasformare in pregi e spesso madre natura ci ricompensa in qualche modo delle cose delle quali ci ha privato. Sandrella, infatti, possiede un grande dono che né le sorelline né gli altri parenti della sua famiglia hanno: una voce dolcissima e melodiosa. Per questo suo dono è invidiata da tutti. Un giorno ella, esasperata e stanca di condurre quella vita infelice, decide di lasciare quel posto e di andare via con la speranza di trovarne uno migliore. Un giorno, Sandrella si alza prestissimo, quando ancora è buio e tutti gli abitanti dello stagno dormono, e, prima di partire, guarda per l’ultima volta quel luogo dove è nata e una lacrimuccia scende dai suoi occhi. Avrebbe voluto salutare prima di andarsene almeno la mamma, ma non può farlo perché altrimenti non avrebbe più il coraggio di lasciarla. Si fa così animo e si mette in cammino verso l’ignoto.
Ma dove andare? Si chiede Sandrella, il mondo è così vasto!
Mentre sta facendo questa riflessione sente un rumore e vede vicino a lei uno strano essere: un piccolo riccio.
– Ciao, chi sei e perché te ne vai in giro a quest’ora da sola? L’apostrofa il piccolo animaletto.
– Sono una ranocchietta e sono scappata dallo stagno in cui vivevo perché nessuno mi vuole bene.
– Non ci credo. Sono sicuro che c’è qualcuno che ti ama tanto. E … chi sarebbe? Chiede Sandrella.
– Ma è la tua mamma! afferma con convinzione il riccetto.
A sentire quel nome la ranocchietta si mette a piangere. Il piccolo animaletto la consola e le consiglia di ritornare indietro. Ma ella si asciuga le lacrime e gli dice che non è possibile perché ormai ha deciso di andare a vivere in un altro posto, lontano da tutti. Si rivolge poi al riccetto e gli chiede chi egli sia.
- Sono Ric, il riccetto.
- E tu dove vai?
- Anch’io non mi trovo bene in famiglia perché i miei genitori mi contrastano sempre e mi impediscono di fare quelle cose che mi piacciono. Non solo i miei genitori, ma tutti i parenti e gli abitanti del bosco mi considerano un rivoluzionario perché voglio cambiare quelle abitudini e quelle vecchie tradizioni che sono ormai superate. Se ti fa piacere possiamo intraprendere questo viaggio insieme.
Sandrella ci pensa un po’ su e, siccome quel riccetto le infonde fiducia, gli dice di sì. I due, dopo aver camminato per tante ore, si fermano un po’ all’ombra di un bellissimo albero per mangiare qualcosa. Dopo cercano un riparo per la notte. L’indomani attraversano tanti posti, ma nessuno li soddisfa. Per questo decidono di continuare il cammino. Solo dopo tre giorni di marcia arrivano in un posto bellissimo dove c’è un delizioso boschetto e un piccolo ruscello. I due decidono di rimanere là. Sandrella si costruisce una bella casina vicino al ruscello e il riccetto sotto un cumulo di foglie. Quando la ranocchietta sente caldo si tuffa nell’acqua fresca del ruscello per inumidire la sua pelle secca. Fa amicizia con gli abitanti del posto e nessuno nota i suoi piccoli difetti fisici, ma tutti apprezzano le sue doti e virtù. Infatti ella è sempre sorridente, allegra, buona e disponibile ad aiutare tutti. Ma quello che apprezzano di più è la sua voce che fa incantare quando parla o canta. Molti l’invitano a cantare quando organizzano una festa o si sposano. E in questo luogo incantevole incontra un giovane ranocchio che la chiede in sposa. Sandrella è al settimo cielo. L’amore vero è cieco e non vede difetti. Ora è veramente felice. Tutti l’amano e la rispettano per quello che è e non la discriminano per i suoi difettucci. La ranocchietta in quel posto ha trovato oltre la pace, la serenità, la fiducia in se stessa e anche il suo principe azzurro. Indovinate il giorno delle nozze chi la conduce all’altare? Ma … sì, è Ric, il riccetto, che ormai per lei è diventato più di un amico, un vero fratello sul quale può sempre contare. La felicità della ranocchietta non è, però, completa perché le manca la sua famiglia. Ma, chissà, forse in un futuro prossimo, quando dimenticherà il male subito, magari potrà ritornare nel luogo natio e riappacificarsi con i suoi cari e anche con gli abitanti dello stagno.