La Befana Torna Indietro
La Befana, stanca, stanca, tornava verso la sua casa, che è lontana, tanto lontana che, fra andare e tornare, ci vuole un anno.
Ai tempi antichi la Befana fabbricava da sé i giocattoli, che erano fatti di legno e di magia. Ma i bambini nuovi vedevano solamente il legno e torcevano la bocca.
Perciò la Befana comprava i balocchi di lusso nelle grandi fabbriche e i suoi rimanevano sempre in fondo al sacco, perché non piacevano a nessuno.
La Befana camminava in silenzio nel lume di luna. Ad un tratto inciampò e si fermò. Che cosa c’era? Un filo di pianto teso fin lassù.
- Un bambino che piange? A quest’ora? – borbottò. E riprese a camminare.
Quel filo però la tirava e non si spezzava. Allora la Befana tornò indietro. Arrivò ad un comignolo alto: due voci si distinguevano legate a quel filo di pianto. Una diceva:
- Nemmeno oggi me l’hai portato il balocco!
- E quell’altra rispondeva:
- – Come potevo fare, amore mio, se non m’avanzava nemmeno un soldo!
La Befana, appoggiata al camino, aveva già aperto il sacco e frugava nel fondo.
Tirò su due manciate di quei balocchi che faceva lei e che ora nessuno voleva più, poi avvicinò la bocca del sacco a quella del camino e adagio adagio vuotò ogni cosa. Allora il filo di pianto si spezzò e la sua voce si tramutò in una risatina lunga che, arrivata fuori del camino, si sparpagliò nel cielo come una fiorita di stelle piccine.
La Befana, stanca stanca, riprese a camminare, ma quelle stelline sbocciate dalle risa del bambino la inseguivano come lucciole. Finché ne prese una manciata e le mise nel sacco.
- Farò gli occhi alle bamboline per quest’altro anno! Ed era contenta.
- (G. Fanciulli)
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