L’Arca di Noè
La casa è il luogo più bello del mondo, quel posto in cui si vive la propria vita e ci si sente al sicuro e protetti. Ci sono tanti tipi di case: case signorili e regali, case grandi e case piccole, case modeste e case povere.
Ma la casa del piccolo Angelo è veramente speciale e particolare. Egli l’ha denominata l’ “Arca di Noè” ed è facile intuirne il motivo.
Essa è una piccola fattoria sita in campagna fuori del paese di Aliano e accoglie non solo la sua famiglia, ma anche tanti animaletti domestici: il cane ed il gatto, i topolini ed i coniglietti, il gallo e la gallina, i pulcini ed il maialetto, la pecora e la capra, il tacchino e l’oca. Qui regna l’allegria e non c’è posto per la malinconia o la noia. Certo, a volte, la confusione è eccessiva e se cerchi l’ordine e la pulizia fine rimarrai deluso. E’ bello, però, svegliarsi con il canto del gallo e addormentarsi con il gattino sul cuscino e con il cane accovacciato ai piedi del lettino pronto a proteggerti da ogni pericolo.
Questi animaletti sono parte integrante della famiglia e sono gli amici più cari di Angelo. Essi si capiscono al volo anche se parlano linguaggi diversi perché hanno in comune il linguaggio del cuore. La casa di Angelo è una casa modesta e non ha mobili belli, eleganti, in stile moderno o antico, ma solo mobili massicci e rustici, fatti di legno destinati a durare nel tempo. Essi passano, infatti, da una generazione all’altra e sono indistruttibili. La stanza più grande della fattoria è la cucina, considerata l’anima della casa, dove c’è una grande tavolaccia capace di accogliere tante persone e dove si svolge la giornata. E’ qui che si consumano e si preparano i pasti. E’ qui che si preparano le conserve per l’inverno; è qui che si chiacchiera accanto al fuoco scoppiettante ed è sempre qui che i bambini eseguono i compiti e che i nonni raccontano le favole e rievocano i ricordi della loro giovinezza. Accanto alla cucina c’è una dispensa dove c’è tutto il ben di Dio, frutto del lavoro dei suoi cari. Al piano di sopra ci sono tre stanze da letto: una per i nonni , una per i suoi genitori e una più piccola per lui che divide con i suoi tre fratellini. Certo per quattro persone non è comoda e bisogna starci stipati come sardine. E’ bello, però, stare insieme e fare delle lotte con i cuscini facendo volare all’aria le piume d’oca o raccontare fino a notte fonda gli avvenimenti della giornata trascorsa o le marachelle fatte con gli amici.
Fuori dalla casa c’è un piccolo bagnetto e, a volte, bisogna fare la fila per entrare e l’attesa è snervante.
Nel silenzio della notte si odono poi i suoni ed i rumori della casa. Sembrano note musicali sospese nell’aria che unendosi compongono una dolce melodia che concilia il sonno e invita a sognare.
E’ in quei momenti che Angelo matura un desiderio che non ha mai confessato a nessuno: vorrebbe vivere per un po’ di tempo in paese in una di quelle belle case con le tendine alle finestre e i vasi di gerani sui balconi, o in uno di quei palazzoni che l’affascinano oltre misura quando va a scuola e attraversa le strade di Aliano. Lì dentro la vita deve essere meravigliosa, pensa Angelo.
Un giorno inaspettatamente, il suo amico Enzo, lo invita a casa sua a pranzo dato che è il suo compleanno e Angelo non sta più nella pelle dalla contentezza. Finalmente potrà vedere all’interno quel palazzone dove ci sono tanti appartamenti e la casa del suo amico. Quando entra rimane a bocca aperta nel vedere quell’atrio ampio e lussuoso. C’è pure la guardiola con il custode che controlla le persone che entrano e che escono da quell’imponente portone. Egli rimane stupito nel vedere l’appartamento in cui vive il suo amico. La sua casa al confronto appare ben poca cosa: un tugurio. Gli ambienti sono grandi e luminosi, arredati con gusto e alla perfezione. Sicuramente opera di un esperto architetto. Ci sono suppellettile originali e bellissime, pavimenti in marmo. Non c’è nulla fuori posto. Tutto è in ordine e lindo. La stanza di Enzo, poi, è grandissima, con ampie finestre provviste di tende con motivi floreali. E … poi è colma di tantissimi giochi e pupazzi, tutti in cesti ben ordinati che egli non potrà mai avere se non solo nei sogni.
Angelo vedendo tutti quei giocattoli si rivolge all’amico: – Enzo giochiamo con le costruzioni o i video- giochi?
L’amico lo guarda in modo strano e gli risponde che non è il momento di giocare perché tra pochi minuti si pranza.
Angelo capisce con disappunto che in quella casa è tutto programmato e non si è liberi di fare nulla. La giornata è scandita da orari e da cose da fare o non fare. Che noia! Nulla è lasciato al caso.
Mentre egli fa queste considerazioni, ecco che la cameriera annuncia che il pranzo è pronto e li invita a recarsi nella sala da pranzo.
Che meraviglia! dice Angelo guardando quella sala dove appeso al soffitto c’è un grandissimo e scintillante lampadario di cristallo. Al centro della stanza troneggia un tavolo ovale apparecchiato con piatti di porcellana, bicchieri di cristallo e posate d’argento. Angelo non si sente a proprio agio perché non sa quali posate usare e ha paura di prendere i bicchieri per timore di romperli. Alla fine del pranzo la cuoca porta in tavola una bellissima torta e Enzo spegne le sue cinque candeline. Che tristezza! pensa Angelo tra se’. Trascorrere con un solo amico il proprio compleanno senza i genitori ed i nonni. E pensa al suo compleanno così diverso, chiassoso e pieno di allegria e di sorprese con tanti parenti e con i suoi amici animaletti. Certo i cibi non sono raffinati come quelli che ha preparato la cuoca del suo amico, ma quelli che prepara la sua mamma sono freschi e genuini e fanno venire l’acquolina in bocca. Angelo titubante, ad un certo punto, rivolge una domanda ad Enzo: – Ma dove sono i tuoi genitori? Come mai non ci sono il giorno del tuo compleanno?
L ‘amico prima di rispondere sospira e una lacrima si ferma sul ciglio dell’occhio, poi dice: – Sono sempre in giro per il mondo a lavorare e mi lasciano sempre solo. Per farsi perdonare della loro assenza continuata e per tacitare la loro coscienza, quando ritornano a casa mi colmano di doni.
Gli confessa timidamente che preferirebbe averli vicini ogni giorno per parlare con loro e anche, perché no, giocare. Rinuncerebbe volentieri a tutti quei giocattoli per un po’ di attenzioni.
Angelo ha capito che lui è fortunato a vivere nell’Arca di Noè perché in essa c’è tanto amore, serenità e gioia. E poi non si è mai soli. Si condivide tutto e si collabora perché le cose funzionino a meraviglia.
Egli, dopo l’esperienza fatta, è convinto che nessuna casa sia più bella della sua perché ci si sta proprio da re. Non potrebbe desiderare niente di meglio.