L’Arso
Il piccolo borgo dell’Arso sorgeva in una valle arida e asciutta. Là non c’erano corsi d’acqua e la gente stentava a viverci. L’unica salvezza degli abitanti era la pioggia abbondante che veniva giù dal cielo durante l’inverno e in alcuni periodi dell’anno. Gli abitanti raccoglievano la pioggia in grossi barili e se ne servivano per innaffiare i piccoli orti, per gli usi domestici e per abbeverare le bestie. Un anno, però, la pioggia non si vide affatto. Sembrava che le cataratte del cielo si fossero chiuse per sempre. La gente della valle era disperata e preoccupata. Non sapeva proprio come uscire da quella triste situazione. Le piante cominciavano ad appassire e le bestie si lamentavano continuamente perché avevano sete e si sentivano spossate. La terra sotto il caldo sole estivo si spaccava e dalle fessure uscivano e strisciavano serpenti e piccole lucertole con la bocca aperta per l’arsura. Sembrava di essere in un vero deserto. Ogni giorno che passava la situazione peggiorava perché le riserve d’acqua piovana stavano per finire e si dovevano usare con parsimonia. Un vecchietto consigliò ai giovani del borgo di recarsi da Lago, dio della montagna, per chiedergli aiuto prima che fosse troppo tardi. I più valorosi, così, partirono alla volta della montagna con poche provviste e tante speranze. Dopo una scalata faticosa e pericolosa essi arrivarono su in montagna stanchi, assetati e con il fiatone.
Essi cercarono subito la dimora del dio, ma senza successo. Allora lo chiamarono a gran voce:
- Dio della montagna, Dio della montagna dove sei?
Lago apparve all’improvviso davanti a loro, facendoli sobbalzare:- Baldi giovani , cosa volete da me? Disse, guardandoli fissi negli occhi.
I giovani restarono senza parole vedendo quella persona maestosa ed imponente che incuteva soggezione. Il dio della montagna li incitò ad esporre il loro problema. Si fece avanti il più piccolo del gruppo e con poche parole gli fece capire in quale situazione disastrosa si trovavano gli abitanti dell’Arso.
-Signore della montagna, siamo rimasti con poca acqua e rischiamo di estinguerci. Vieni in nostro aiuto, tu che sei potente e che puoi fare tutto.
Lago ascoltò attentamente le parole del giovane e dopo avere riflettuto a lungo disse: – Tornate al vostro borgo. Una volta arrivati a casa, insieme ai vostri compaesani scavate nella valle una grandissima buca. Al resto ci penserò io. I giovani salutarono e ringraziarono il dio della montagna anche se non avevano capito granché delle sue parole, ma erano fiduciosi nel suo aiuto. Lungo la strada del ritorno essi si posero mille domande: – Perché dovevano scavare quella buca? – A cosa serviva?- Lago cosa avrebbe fatto per risolvere il loro grande problema? Tutti gli abitanti del borgo avevano riposto la loro fiducia in loro e non potevano certo deluderli con un insuccesso.
Tornati ad Arso tutti uscirono dalle loro case per accoglierli e per sentire le novità. Il giovane che aveva parlato con Lago disse loro che il viaggio aveva dato buoni esiti perché il dio della montagna aveva promesso loro di aiutarli. Tutti loro, però, si dovevano impegnare al massimo a scavare nella valle una grandissima buca. Giovani e vecchi, bambini e donne raccolsero le loro ultime forze ed iniziarono a lavorare alacremente. Scavarono per giorni e giorni, senza sosta. Quando la buca fu abbastanza grande per loro essi cessarono di lavorare e aspettarono fiduciosi un segno da Lago. Passò una settimana , ma non successe nulla. La gente cominciò a mormorare e a perdere ogni speranza. All’ottavo giorno videro in lontananza Lago sul punto più alto della montagna che gesticolava. All’improvviso si staccarono dalla montagna dei ghiacciai e velocemente scesero a valle. I ghiacciai baciati dal sole cocente lungo il tragitto si sciolsero, diventando acqua fresca e limpida. Essa si raccolse nella grande buca scavata dagli abitanti dell’Arso. Meraviglia! Quella buca piena d’acqua sembrava un piccolissimo mare. Essa di giorno aveva un colore dorato per i raggi del sole che lo illuminavano e di notte aveva un colore argenteo per la luna che vi si specchiava. Gli abitanti del borgo erano felici perché finalmente potevano disporre di una grande quantità d’acqua. Essi in poco tempo riuscirono a trasformare quella valle da arida in una valle rigogliosa e verdeggiante. Intorno a quel piccolo specchio d’acqua, piantarono pini e palme, viti ed uliveti. Il clima diventò mite e molte persone accorsero a visitare quel luogo stupendo, quasi da sogno dove ci si poteva riposare e rinfrancare. Quel piccolo mare era un serbatoio inesauribile d’acqua perché veniva continuamente alimentato dalle piogge, dai ghiacciai, dalle nevi che con le loro acque formavano dei fiumi che scendevano giù a valle e si versavano in quella grandissima buca. Gli abitanti dell’Arso per ringraziare il dio della montagna pensarono di chiamare quella conca d’acqua lago in suo onore e cambiarono il nome del loro borgo da Arso in Rigoglio.